“Not this one.” E’ il commento a sorpresa di Stephen King a fronte di un tweet del 2017 postato dalla Blumhouse, casa produttrice statunitense che aveva piazzato la trasposizione cinematografica del romanzo The Shining al vertice dei migliori film tratti dai best sellers del maestro dell’horror.
Insomma, la reazione perentoria dello scrittore del Maine non ha fatto che ribadire il mancato apprezzamento del lungometraggio di Stanley Kubrik uscito ben… 37 anni prima!
Trovo la diatriba fra i due big piuttosto divertente. Ricordo di aver letto da qualche parte una battuta del regista che, alle rimostranze dell’autore a proposito di come fosse stata maltrattata la sua storia, replicava affermando: “L’ho soltanto migliorata.”
Purtroppo non ritrovo l’articolo, era di svariati anni fa, ma questa stilettata mi si è stampata in testa!
Sono una di quelle persone che prima ha guardato la pellicola e poi ha preso in considerazione il romanzo. Il cult-movie del 1980 si è posizionato all’istante al top della mia classifica personale e, proprio per tale motivo, la curiosità verso l’opera originale è rimasta a lungo in secondo piano per farsi avanti soltanto negli ultimi mesi.
Come spesso accade, il libro è molto più dettagliato del film e affronta in modo più approfondito e, specialmente, graduale, l’evolversi dei personaggi, in particolare Jack Torrance. L’approccio di King è limpido e fluido, efficace nel trasmettere emozioni, straordinario se si tiene in considerazione che la vicenda fa perno su tre soli individui – mamma, papà e bambino – racchiusi fra le mura dell’Overlook Hotel, star assoluta della situazione.
A tal proposito, trovo che Kubrik sia stato geniale nel rendere l’albergo l’essere pulsante e incombente decritto fra le pagine; l’inquietudine e il senso di instabilità si percepiscono in modo vivido in entrambe le realizzazioni, seppur con modalità differenti.
Le regole, in quel luogo sperduto del Colorado, si fanno beffe dell’uomo e del tempo; infilare in un tale contesto una famiglia dagli equilibri fragilissimi accende la raffica di fantasiose possibilità che King ha saputo gestire incastrando alla perfezione i concreti bagagli personali dei protagonisti con gli eventi sovrannaturali innescati dalla location. L’ho trovato un romanzo praticamente perfetto.
E voi, cosa ne pensate?
Vi lascio con un’immagine della copertina del romanzo tratta dal sito lwcurrey.com.
Morgane
Come tanti romanzi di King,anche questo mi è piaciuto tanto come anche il film. Io ho letto prima il libro e poi ho visto il film ma non saprei dirti quale preferisco dei due.
Io li trovo entrambi molto belli, per la serie tra i due litiganti (King e Kubrik) il terzo gode! Trovo che il libro sia perfetto dal punto di vista strutturale e della scrittura. E’ molto più dettagliato e contiene più sfumature rispetto al film che va subito al sodo presentandoci un Jack Torrance inquietante in partenza. In ogni caso, due capolavori. 🙂